A causa della semilibertà a Daniele Micale, condannato insieme ad Antonino Speziale per l’uccisione dell’ispettore Raciti, Gianni Tonelli, segretario del Sindacato Autonomo di Polizia, e la vedova Raciti iniziano uno sciopero della fame per dimostrare “che è saltato il banco delle regole elementari della democrazia, della giustizia, del buon senso generale nel nostro Paese […] non è possibile pensare che chi colpisce un servitore dello Stato alla fine si veda lenita la responsabilità con una condanna preterintenzionale che lo ha portato a un grandissimo sconto di pena. Dopo cinque anni è già fuori e gli è stato anche trovato un lavoro. Quasi è diventato un investimento ammazzare un poliziotto” (1)
Per chi crede nei codici e nella rieducazione attraverso il carcere, le parole di Tonelli sarebbero pesanti ma, al tempo stesso, giustificabili e non condannabili, visto che costui è un sindacalista o uno che difende gli interessi di “lavoratori” e “lavoratrici” dediti alla sicurezza del cittadino.
Ma chi invece non crede in queste panzane liberal e, soprattutto, ricorda le parole di Tonelli verso Federico Aldrovandi e sua madre (2), si rende conto di avere a che fare con un soggetto che farebbe carte false per difendere l’indifendibile. (3)
Questa tuttavia è solo la punta dell’iceberg.
Il questore Alberto Francini, coerente con la sua fama e la dichiarazione di insediamento a questore di Catania (4), usa il pugno di ferro contro gli spacciatori catanesi e della provincia, come riportato da varie testate giornalistiche online (Cataniatoday, catania.meridionews, lasicilia.it e lasiciliaweb), e prepara la strada per un eventuale sgombero della Cattedrale occupata dalle famiglie sfrattate visti gli avvisi orali rivolti a due occupanti. (5)
Per il comune di Catania, la vicenda della Cattedrale occupata diventa fonte di problemi politici e riflette la totale inadempienza di un comune prossimo al dissesto finanziario: (4) nonostante Catania sia piena di case vuote e sfitte ma dichiarate inagibili (6), il Comune e la Questura decidono di usare il pugno di ferro contro gli occupanti della cattedrale.
A peggiorare questa situazione, ci si mettono i giornalisti di certe testate online: prendendo come esempio l’articolo “Cattedrale, il passato di Di Stefano e la foto con Bianco. Muro contro muro in vista delle festività di Sant’Agata,” apparso su catania.meridionews.it del 19 Gennaio 2018, leggiamo che il giornalista mette in risalto come il leader “sarebbe stato accusato di far parte, nel 2009, del clan mafioso dei Cursoti milanesi” ma, subito dopo, scrive che è “stato assolto.”
Tuttavia si tratta di uno sbaglio perché lo stesso giornalista più avanti scrive: “Secondo quanto comunicato dalla questura Di Stefano in passato avrebbe violato gli obblighi della sorveglianza speciale e avrebbe precedenti per favoreggiamento di soggetti coinvolti in un omicidio, oltre ai reati di tentato furto e spaccio di droga. Lo stesso, dicono dalla polizia, sarebbe in possesso di un alloggio.” e ancora: “Di Stefano e la moglie, quest’ultima con precedenti – secondo la questura – per simulazione di reato e furto.”
Il lettore e/o la lettrice medio/a e con una mentalità perbenista (ovvero l’accettazione prona e passiva di tutta la gerarchia sociale ed economica), legge e decodifica questo messaggio così: Di Stefano è uno che fa “bùddellu” (trad: casino) perché, sostanzialmente e naturalmente, è un criminale.
Quindi l’occupazione è un arbitrio e una cosa disonesta da parte di persone che “vòlunu a’ tavula cunsata sènza fari nènti” (trad: vogliono la tavola imbandita senza fare niente) perché, riprendendo l’articolo, “la trattativa, per altro, sta inesorabilmente scivolando verso il muro contro muro […] l’amministrazione ha ribadito le proprie proposte: avviare un percorso incentrato su buoni casa da 250 euro mensili, tirocini formativi da circa 400 euro al mese e l’ipotesi di sistemare in un bed and breakfast le persone che si ritrovano nelle condizioni più difficili. Posizione che i manifestanti non hanno nemmeno intenzione di discutere. La richiesta è sempre la stessa: un alloggio e un impiego per tutti.”
In una videointervista rilasciata su Cataniatoday, due donne occupanti hanno risposto così alle offerte di un comune in dissesto finanziario:
“Assolutissimamente di non lasciare la cattedrale. Perchè ne abbiamo realmente di bisogno. Ha proposto tre case ma se noi lasciamo la cattedrale, siamo anche noi poveri. Dove ce ne andiamo?”
“Riguardo i tirocini ci siamo informati. È tutta una falsità. Non esiste il bando. Il buono casa non serve a nulla perchè nessuno dei padroni di casa affitta le case in quanto i padroni di casa sono malfidenti verso il comune -che non paga. Questa lotta la facciamo anche per i quartieri e coloro che si trovano a vivere nei garage e uffici.” (7)
Questo esempio serve a delineare come la costruzione del diverso, dell’anormale e delle misure per contrastarlo, avviene innanzitutto con il linguaggio e il consenso di chi ascolta e legge, senza che quest’ultimo si senta colpevolizzato da tutta la situazione. (8)
La cultura siciliana attuale si appoggia alla retorica legalitaria, presentando, giustamente, come esseri umani i magistrati e la polizia ma dimenticando che essi, per citare Eichmann al Processo di Gerusalemme del 1961, sono dei meri esecutori e difensori di ordini, esuli da ogni responsabilità quando si tolgono “l’abito.”
Nonostante qualche caso di insubordinazione, la similitudine presentata non è affatto un’esagerazione ma serve a farci capire chi abbiamo davanti. Sull’umanità del lavoro di costoro, invece, la cultura siciliana ci offre le vite romanzate di personaggi come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Rosario Livatino fino ad arrivare a Rocco Chinnici. (9)
La visione “umana” di codesti personaggi, spinge l’individuo non a vedere la mafia come parte integrante di un sistema gerarchico e distruttivo come il capitalismo e l’attuale modello sociale, ma come una forma violenta -e quindi distorta- di essi.
La retorica legalitaria ha dunque agevolato (e agevola tutt’oggi) un giustificazionismo della repressione poliziesca e giudiziaria odierna.
A dar man forte a tutta questa situazione repressiva vi è l’arrivo di Roberto Saieva come procuratore generale della Corte d’Appello del Tribunale di Catania.
L’aumento delle disparità economiche e dell’occupazione al 39% in tutto il territorio dell’ex provincia catanese (4), porta una buona fetta della popolazione a spacciare o ai furti.
Gli articoli di cronaca poi sono infarciti con parole apparentemente neutre e foto atte a trasformare i cosiddetti criminali in mostri obbrobriosi e ripugnanti.
Viene così fuori il classico e sopito problema del “body-shaming”: trasformare colui/colei che non incarna i sani valori della società e delle norme in un mostro, un essere abbietto e destinato al pubblico ludibrio; grazie a questo problema, per esempio, trovarono campo fertile le leggi razziali, i campi di concentramento e omicidi.
In questo contesto di discriminazione, si inserì Saieva quando, da procuratore di Cagliari, disse all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2016:
“Nella esecuzione di questi delitti si è trasfuso l’istinto predatorio (tipico della mentalità barbaricina) che stava alla base dei sequestri di persona a scopo di estorsione.” (10)
Il riferimento è al fenomeno del banditismo del centro Sardegna, dove lo Stato Italiano usò il pugno di ferro sotto forma di minacce e intimidazioni (cosa che continua oggi giorno).
Tornando all’uscita di Saieva, ricordiamoci che anche dei magistrati hanno fatto affermazioni del genere come, per esempio,Boccassini nel processo Ruby del 2013: “una ragazza intelligente, di quella furbizia orientale, propria delle sue origini, riesce a sfruttare il proprio essere extracomunitaria.” (11)
Senza andare troppo lontano, inoltre, non possiamo dimenticare certe uscite da parte dei magistrati su molestie e quant’altro.
Riportiamo alcuni stralci di titoli e dichiarazioni avvenuti in questi ultimi mesi.
“La sculacciata in ufficio non è reato, ma una goliardata.” Indagine archiviata a Vicenza. Scagionato un dirigente 38enne accusato di violenza sessuale da un’impiegata. La Procura: “Gesto goliardico.” (12)
Dichiarazioni da parte del magistrato e della procura: «non c’era stata morbosità nè violenza nè punizione, la sculacciata era un gesto goliardico per invitare la segretaria ad essere veloce con le pratiche» “la dipendente non si era lamentata […] quello stile cameratesco era di fatto accettato in ufficio” (12)
“Non c’è violenza sessuale senza un contatto fisico con la vittima” La gip di Torino respinge la richiesta di arresto per un uomo che si è masturbato sul tram accanto a una ragazza. “Solo atti osceni non c’è prova che l’abbia toccata.”(13)
Dichiarazione della gip: «Non c’era stato contatto fisico, presupposto indispensabile perché si possa configurare il reato di violenza sessuale».
«Se l’avesse toccata per masturbarsi, certamente avrebbe avvertito sensazioni ben diverse dal mero calore. Appare difficile, perciò, quantificare il gesto come violenza sessuale e non piuttosto come atto osceno» (13)
Chi dice “i magistrati sono esseri umani e quindi possono sbagliare,” evidentemente ha una concezione della realtà idealistica, pressapochista e paracula.
Il magistrato, nel proprio ruolo giudicante, usa, riguardo al caso in esame, un linguaggio frutto dell’interpretazione delle leggi dei vari codici; questo linguaggio, però, sarà influenzato da un pensiero dominante che così continuerà a perpetuarsi in una società gerarchica dove, chi non rispecchia quei valori detti poc’anzi, verrà ostracizzato ed escluso.
Alla luce di tutto questo, vediamo come il potere repressivo e l’accettazione di esso, porti ad un mix letale di fatalismo e accettazione dello status quo, del quale tuttavia assistiamo ad un rivoltamento, quando la situazione diventa ingestibile per chi non ha la capacità di soddisfare le proprie esigenze primarie.
Nel caso catanese vediamo ciò, non solo con la citata occupazione della cattedrale, ma anche con l’occupazione di un plesso dell’IPSSAR “Karol Wojtyla”: un istituto che, negli ultimi 6 anni circa, ha avuto un aumento spropositato di iscritti al diurno e al serale (chiamato quest’ultimo “corso serale studenti-lavoratori), creando sovraffollamento e disagi vari e gestito da una dirigenza scolastica connivente con questura e comune, oltre che sostenitrice dello sfruttamento selettivo dei/delle ragazzi/e nelle strutture ricettive-ristoratrici.
LaHyena
Note
(1) “Semilibertà a Micale, sciopero della fame di Tonelli, segretario del SAP (Sindacato Autonomo di Polizia) e della vedova Raciti,” Cataniatoday del 17 Gennaio 2018
(2) “C’è un ragazzo morto, lo so. La questione non è secondaria per nulla, se la madre di Federico dice che soffre per gli applausi mi dispiace, non replico al dolore di una madre. Ma non bisogna confondere la verità col pietismo. Noi riteniamo che la condanna sia sbagliata e credo si debba fare chiarezza […]Le cause della morte di Aldrovandi sono ben altre. Non è il fermo di polizia la causa e i colleghi li ho applauditi, sì. Non mi nascondo dietro un dito. Considero i colleghi condannati per errore giudiziario e cerchiamo una revisione del processo. Se un suo collega è condannato ingiustamente è un delitto solidarizzare ?”
“Aldrovandi – responsabile Sap Tonelli a Radio 24: “La causa della morte di Federico non è il fermo di polizia, sentenza errata”. “La madre di Federico? Non confondere il pietismo con la verità. Ripercussioni? Il prefetto Pansa dovrebbe pensare che è il capo della Polizia”,” radio24.ilsole24ore.com del 30 Aprile 2014
(3) “«Chi invoca l’approvazione del reato di tortura, con pene maggiorate nel caso in cui a commetterlo siano dei Pubblici Ufficiali, fa riferimento a normative sovranazionali che troppo spesso non tengono in considerazione i cittadini e i lavoratori»
«Quello del reato di tortura è un ddl ‘diabolico’ che non solo, come più volte abbiamo sottolineato, renderebbe impossibile agli agenti lo svolgimento del proprio lavoro ma andrebbe anche ad aumentare a dismisura la pressione psicologica che sarebbero costretti a sopportare. Questo progetto di riforma esporrebbe le Forze dell’Ordine al ricatto da parte della delinquenza e della criminalità».” “Reato di tortura, Tonelli: “Manifesto ideologico contro la polizia” (ANSA E AFFARI ITALIANI.IT),” .sap-nazionale.org del 7 Luglio 2016
(4) Catania: tra teoria e pratica repressiva
(5) “Nel pomeriggio odierno, il Questore di Catania ha emesso due provvedimenti di Avviso Orale nei confronti dei coniugi D.D. e D.A. Gli atti sono stati adottati a tutela della sicurezza pubblica e della tranquillità pubblica, ritenute compromesse dalla condotta delle citate persone che, in relazione al perdurante stato di occupazione di una parte della Cattedrale, hanno più volte ostacolato le occasioni di dialogo offerte da più Autorità ed Enti, fomentando, anzi, il malumore dei manifestanti e con ciò impedendo che talune soluzioni, individuate per alcuni di essi, potessero aver seguito. Tra queste, anche la proposta avanzata dall’Ufficio Minori della Questura a una donna, affinché trovasse sistemazione, insieme ai suoi figli piccoli, presso un alloggio individuato dal Comune.”
“Occupanti: “Le condizioni che vorrebbero imporre alla città”,” catania.livesicilia.it del 19 Gennaio 2018
(6) “L’occupazione della Cattedrale diventa caso nazionale: il Vescovo visita le famiglie,” sudpress.it del 7 Gennaio 2018
(7) “Famiglie senza casa rimangono in Cattedrale: “”Durante la festa di Sant’Agata faremo le pulizie,”” videointervista apparsa su Cataniatoday del 16 Gennaio 2018
(8) Nel film “Sbatti il mostro in prima pagina,” Bizanti,personaggio interpretato da Gian Maria Volontè, durante un colloquio redazionale con Roveda dice che “il lettore apre il giornale, guarda, se gli va legge se non gli va tira via, ma senza la sensazione che gli vogliamo rompere i coglioni. Senza sentirsi lui responsabile di tutti i morti che ci sono ogni giorno nel mondo.”
(9) “Film tv, Castellitto è Chinnici: «Un eroe da ricordare per la sua umanità»,” lasicilia.it del 17 Gennaio 2018
(10) ““Istinto predatorio della mentalità barbaricina”: le parole del procuratore Saieva,”” sardiniapost.it del 1 Febbraio 2016
(11) “Boccassini su Ruby: «Ragazza di una furbizia orientale»,” video.corriere.it del 13 Maggio 2013
(12) Tratto dal corrieredelveneto.corriere.it del 17 Gennaio 2018
(13) Tratto da torino.repubblica.it del 1 Agosto 2017